E’ notizia recente l’aggiornata disposizione governativa che regola le modalità di utilizzo dei dispositivi DAE all’interno di edifici pubblici e privati extraospedalieri: grazie all’approvazione della legge Mulé (2019) oggi abbiamo la sicurezza di interventi tempestivi in caso di emergenza.
La legge approvata ha in primis disposto l’obbligo nelle aziende con più di 15 dipendenti di formare personale al primo soccorso: primo input fondamentale per garantire la sicurezza aziendale e nella società. In secondo luogo si garantisce non solo la giusta apposizione dei dispositivi DAE ma anche la presenza di figure formate e accreditate al 118 a una distanza ragionevole che assicuri tempi certi di intervento. Una rivoluzione in termini di sicurezza.
Sappiamo infatti che in assenza di un intervento mirato e rapido in caso di arresto cardiaco i danni cerebrali si verificano nel giro di 4 minuti…troppo poco tempo in termini assoluti ma un tempo sufficiente per far arrivare delle persone formate in prossimità del DAE.
Già negli anni ‘70 un medico statunitense Leonard Cobb impostò a Seattle un primo programma di formazione della popolazione alla rianimazione cardiopolmonare, non è un caso se da cinquant’anni Seattle è la città con il più basso indice di mortalità proprio perchè è ben radicata nella cittadinanza la cultura all’intervento in caso di emergenza. Come in una sorta di catena di montaggio tutti sanno come operare in caso di necessità. Quello di Seattle è un esempio eclatante che fa pensare quanto utile e fondamentale sia la diffusione della cultura al primo soccorso. E quanto importante sia che il più vasto numero della popolazione sia sensibile e preparato a intervenire in occasioni di emergenza.
La legge Mulè è dunque un primo passo verso azioni concrete in termini di sicurezza nella società e anche un segnale di presa di coscienza dell’importanza della formazione e della conoscenza del primo soccorso anche in ambiente extra sanitario grazie ai corsi BLDS.